Jungfrau Marathon: Stefano Sambati sulle Alpi svizzere Jungfrau Marathon, la più bella maratona che ho fatto, l'anno scorso e dopo l'ironman di Lanzarote anche quest'anno rimane la migliore, se poi penso che non ero al top della forma arrivare con 18 minuti in meno dell'anno precedente è ancora più soddisfacente. Ma passiamo alla cronaca, la maratona parte da Interlaken, un paese della svizzera tedesca, nominato così perché tra due laghi, la partenza avviene, ovviamente, alle 9 in punto per rispettare la tradizione svizzera, non ho una bellissima posizione in griglia, sono un po troppo arretrato, quindi fatico a trovare il ritmo giusto, i primi tre km sono per il giro del paese, dove tutto il pubblico esulta al passaggio di tutti, poi dal terzo in poi la strada si allarga, ma i runners sono tanti e sino al primo ristoro non trovo la cadenza desiderata, il tendine sinistro mi ricorda di non correre troppo velocemente, che la gara è lunga e se non mi conservo dal 26 km in poi è una sofferenza, così convivendo col dolore trovo un compromesso e arrivo al 10 km con un bel 46’ non mi lamento pensando che i primi 3 km gli ho fatti in 15 minuti, qui si lascia il piano e incomincia il su e giù nello sterrato, scambio due pare in un inglese personalizzato con degli atleti, che scopro dopo dei triathleti, sulla gara di lanzarote e chiedo consigli per la gara dell'ironman di Nizza, in quanto interessato a farla l'anno prossimo, così mi trovo al 18 km il tendine si sta facendo una ragione, e capisce che non ho intenzione di mollare, e si rassegna e smette di dare fastidio, cosi si lascia il fiume e ritroviamo il pubblico che ci aspetta per sostenerci, il pettorale ha il nome scritto in grosso e al passaggio ti pronunciano il tuo nome, questo mi da carica , e così faccio in 49’ altri 10000, buono pensando che ci sono delle salite, il paesaggio è sempre più bello, poi a differenza dell'anno passato la giornata è molto più bella dal punto di vista meteo, quindi mi ammiro le maestose montagne. Corro pensando alla mulattiera che mi aspetta, mi preoccupa un po' la mia preparazione, non ho lunghi nelle gambe, l'ultimo 42 km fatto risale a giugno, poi mi dico, ma Stefano corri e quando arriva il conto della fatica lo affronti, così spensierato mi ammiro il paesaggio, i folli che si lanciamo dalla parete con il parapendio, col la mano ci si scambiamo i saluti mentre loro scendono e così mi trovo alla mulattieta, il primo pezzo è asfaltato, la gente cammina, invece io mi imponga che sino che c'è asfalto corro, fatico tanto, ma non mollo, le pulsazioni superano i 170 battiti, ma lo stimolo di non mollare lo trovo nel sorpassare la gente che cammina, poi al 26km lascio la corsa e aiutandomi con le mani sulle cosce cammino, non sorpasso più nessuno anzi vengo superato da 6 persone, ma memore dell'anno passato so cosa mi aspetta, quindi devo gestire le forze, finisco questo muro, lunghissimo, 2 km abbondanti, decido di prendere un gel al rifornimento che intelligentemente hanno messo alla fine della salita, 200 metri di discesa e poi si inizia a risalire, la salita è corribile, poi si ripassa all'asfalto, al 30 il pubblico è veramente tanto, ti portano su con le parole, le campane che suonano, i cinque scambiati coi ragazzini e soprattutto il tuo nome che viene pronunciato, ma io sono alla ricerca del mio tifo personalizzato, come un sonar scandaglio i visi della gente alla ricerca d Paola, il non trovarla mi fa aumentare il passo, nella mente mi dico dove sei, ho bisogno del tuo forza, ma la mia tricerca rimane incompiuta, non sono arrivate, avevo preventivato di essere li a 3 ore di gara e invece sono in anticipo di 20 minuti, allora nella mia mente scatta un'altra competizione, dai corri per arrivare prima del trenino che porta lai all'arrivo. Lei sa che sono passato, il servizio di sms avvisa in tempo reale la mia posizione. Allora metto giù la testa e mi lancio negli ultimi 12 km. Questi sono i più duri, ma ora il tendine è mio alleato, mi da la possibilità di rimanere solo concentrato sulla gara. Il tifo è pochissimi, solo qualche montagnino che scende che ci incita, il percorso è tutto ondulato sino al 37,9 poi una leggera discesa e via per il muro finale, questa volta la fatica però è premiata da una vista stupenda, al 29 km si apre davanti agli occhi i tre 4000 metri del Jungfrau, Monch e Eigher sono inserite in un colore di cielo indescrivibile, all'inizio del muro finale c'è una persona vestito con abiti scozzese che suona una cornamusa, mi senti un’immortale, alzo gl'occhi e vedo la fila di runners che salgono, non mollare mi dico, ogni passo che fai è un passo in meno che ti divide dal traguardo. Le mie orecchie sentono i suoni dei corni svizzeri, dai Stefano i km sono pochissimi, passo due professioniste che sono in crisi, si appoggiano alla parete laterale, così mi galvanizzo ancora di più! Arrivo alla fine dell'interminabile muro, leggera discesa che devo fare pianissimo, sono al limite dei crampi, poi non voglio cadere e vanificare la mia bella prestazione, corro comunque. vedo che ho l'ultima forcella da affrontare, una salita di 300 metri, che la cammino tutta, non ho la forza per riuscire a correre, ma il passo è buono, riesco a passare un paio di concorrenti, poi mi ricordo tutta discesa, vengo sostenuto dall'organizzazione per il passaggio pericoloso, ma la voce dello speaker è già nelle mie orecchie, davanti a me di 15 metri ho un corridore, decido di doverlo prendere, mi tuffo a tutta nella discesa e sotto il tunnel lo passo, e mi preparo a tagliare il traguardo, sono entusiasto della prestazione, ho migliorato il tempo dell'anno passato e sto meglio. |