Sambati ci racconta il suo primo "Ironman"
doppio debutto: Ironamn & Italiani

Il sappa ironman

5 ottobre 2008 giorno della gara di triathlon su distanza ironman, dopo mesi di preparazione finalmente è arrivata, non ne potevo più di allenamenti e sacrifici alimentari, volevo concretizzare e capire se tutto quello che ho fatto e stato giusto.
Venerdì si parte x l’Elba in compagnia di mia moglie Carla, TataCri e Marco arrivo e sistemazione in alloggio in posizione strategica, si trova a 100 metri dall’arrivo e a 250 dalla zona cambio, ritiro del pacco gara e giretto x il paese per tirare l’ora del pasta party. Qui si incontrano amici conosciuti nelle varie gare di avvicinamento e poi nanna. Notte agitata causa mal di gola e naso tappato. Risveglio ancor peggiore si aggiunge il mal di testa, tutto questo mi mette in agitazione, visto che il tempo atmosferico è piovoso e freddo. Qualche messaggio che informo della mia situazione e per cercare qualche compagno per andare a provare il percorso della bici. Non trovo nessuno allora si gira per il paese che si affolla sempre di più di atleti, si inizia a formare la zona cambio, il traguardo, le tende soccorso, si manca poco, il momento della verità si avvicina. Vado in farmacia a comprare del propoli per dare un po’ di sollievo alla gola ma niente. Ricevo la telefonata che sono arrivati Pino Massimo Andrea e Tatiana, mi precipito a trovarli e li trovo seduti a tavola, saluto veloce e continuo a girovagare devo aspettare le 16 per portare la bici in zona cambio, mi sento uno straccio fisicamente, allora decido prendo la bici e vado a pedalare o stramazzo o sto bene, parto verso la prima salita che dovrò affrontare domani. In salita incontro un ciclista che ha fatto la frazione di bici l’anno prima in 7:15 in staffetta, mi spaventa questa cosa, mi dice di affrontarla piano e che il passo che stiamo tenendo è troppo forte, eppure a me sembra un passo di scarico, lo saluto e torno a casa. Il pedalare mi ha fatto bene il nervoso e l’agitazione si sono calmati e respiro meglio. Vado porto la bici e ricevo la telefonata che altri 2 sostenitori sono arrivati, si Carmen ed Enrique sono partiti dalla Spagna per sostenermi. Ci incontriamo in zona cambio e sono stracontento di vederli, inoltre ricevo un regalo per l’occasione, una borsetta porta barrette, che si renderà utilissima per la frazione di bici. Cena in compagnia di tutti, sono a capotavola e ho 9 persone che sono venute per me, mi sento in imbarazzo perché il mio comportamento è distaccato, ho la testa all’evento di domani.
Notte agitata con micro sonni di 20 min che alle 2 decidono di smettere, non chiudo più occhio, alle 4:30 sveglia, mentre mangio un piatto di pasta in bianco preparatomi con amore da Carla telefono a Claudio per svegliarlo ma è più sveglio lui di me.
Esco di casa alzo gl’occhi al celo e un luccichio unico di stelle, bene paura pioggia scampata.
Alla fine dei preparativi si va verso il mare, ma prima uno stop x un mutacaffè, ci troviamo in 5 a bere un caffè con muta, cuffie e occhialini.
Appena metto i piedi sulla sabbia gelida mi tranquillizzo trovo la concentrazione guardando il mare calmo, spunta elettronica ultimi saluti al Sappa fans e alle 7 si parte.
Cammino verso il sole che nasce e abbandono la sappia gelida per trovare un acqua stupenda, nuoto con una tranquillità, mi gusto un fondale di rocce, alghe, sabbia e pesci che non sono neanche spaventati da noi, passo la prima boa la seconda e mi dirigo a chiudere i primi 1900 mt, nel secondo giro il mare è meno calmo,ma il farmi coccolare dalle onde non mi disturba. Così bracciata dopo bracciata esco dall’acqua, corro i circa 300 che mi separano dal T1 ho Pino e Massimo che mi corrono di fianco per fotografarmi e incitarmi. Entro mi cambio salto in sella e parto per la frazione che mi preoccupa di più. Pedalo mangio e mi gusto il paesaggio alla mia destra, vedo la baia che ci ha ospitato per il nuoto, il distrarmi col paesaggio non mi fa innervosire se vengo sorpassato. A metà salita vedo scendere i prima ma io continuo col mio ritmo, il battito cardiaco è un po’ troppo alto, ma causa salita, in cima c’è il primo ristoro, prendo una borraccia e mi butto in discesa, non difficile, ma bisogna pedalare per tenere i 50 orari.
Finita inizia il tratto che a mio giudizio è il più bello, 30 km in costa con un continuo sali e scendi, che nel primo giro è con vento a favore, cosi passato il secondo ristoro vado verso il terzo. Ho il ciclo computer sull’orario, non mi interessa sapere quanto manca, so che devo passare 3 volte da tre ristori, e dal 3 mi mancano circa 10 km alla Z.C.
Alla fine del primo giro nel pezzo in discesa tecnica raggiungo Claudio, in discesa è un fifone, lo supero e gli dico, lascia andare i freni, te le imposto io le curve, ma lo perdo. Essendo forte in salita mi raggiunge, si taglia il primo insieme, prendo la ricarica di incitamento da parte dei miei sostenitori e parto per il secondo. Nel secondo è un continuo sorpassarsi tra me è Claudio lui mi stacca in salita io lo ripasso in discesa. Così si arriva al secondo passaggio stesso tempo stessa ricarica di tifo e si ripete. Dopo aver passato il ristoro in cima alla salita che ne mancano solo 2 e 10 km questo mi da energia.
Raggiungo in discesa Claudio che e dietro a un furgone, chiedo di farci passare all’autista e con una manovra al limite della regolarità salto il furgone e la macchina che ha davanti e mi lancio, la discesa la conosco rischio di più, Claudio non mi segue, mi sto gustando per l’ultima volta il paesaggio sulla costa e la mia solitudine viene invasa da incitamento da parte di Pino, Massimo, Andrea e Tatiana che fotografa, mi galvanizzo ancora di più, ma non esagero la gara è ancora lunga. Ma seguono in auto, avendonuna skoda sw, mi sembra di essere un uomo in fuga al giro d’Italia, la cosa mi da serenità e continuo. Rallento negli ultimi 30 km per finire di mangiare le mie ultime riserve di cibo, seguendo il consiglio di Andrea Toscani, e parlo con un ragazzo della triathlon Lecco, si arriva insieme al T2, mi cambio e sfrutto un suo suggerimento di tenermi le manichette da bici in maratona (utilissimo per il calar del sole). Esco e incrocio Carmen ed Enrique che mi sostengono in spagnolo, la mia mente va a Barcellona dove quest’anno ho attenuto il personale sulla maratona, non credo di ripetere lo stesso tempo oggi, ma corro, mi aspetto la crisi da un momento all’altro, cerco di frenare l’adrenalina che sale nel passare tra la folla. La maratona si svolge su un percorso da ripetere 5 volte per fortuna è tutto piano, di salite ne avevamo fin troppe nella bici. I primi 2 giri vanno bene sono presente corro sotto i 5’ al km e riesco a controllare il bere. L’unico fastidio che ho è la strofinio del pettorale sui pantaloncini, lo sposto sul fianco ma vengo richiamato dai giudici e quindi sfrutto quel fastidioso rumore come diafano e le mie gambe si adeguano a quella cadenza, poi il sappa fans c’è e gridano “dai ste sei grande”, ancora adesso sento quelle parole magiche che davano e daranno energia alle mie gambe. Dal 20 in poi inizia lo stomaco a dare fastidio, si chiude dallo sterno in giù sono tutto una sofferenza, ma l’importante è la testa che tenga.
Non so cosa fare, se fermarmi e provare a vomitare, magiare solido o fregarmene e continuare a correre, scelgo l’ultima opzione e mi pongo come obbiettivo di raggiungere Claudio che a ogni giro lo incrociavo sempre più avanti, così al 24 mi prendo un gel e giù il testone, incrocio le persone guardo come corrono e a che braccialetto sono, ora le gambe le braccia e il resto del corpo sono arrivate, ora è solo la mente che può farmi arrivare, prendo il 4 braccialetto entro nell’ultimo giro il freddo inizia ad avvolgere il mio corpo rifiuto le spugne e prendo ormai da un giro solo coca, rutto, ma il sollievo del ruttare dura sempre meno per lasciare il dolore al petto, dalla disperazione provo una fetta d’arancia la sputo, troppo solida da riuscire a deglutire. A 7,2 km dall’arrivo mi metto a camminare, mi sono fatto convincere nel vedere camminare la ragazza che ha vinto la gara a Sarnico, mi son detto lo fanno loro perché io no, arrivo al cartello del 3 km (-5,2) dove ce la mia tifoseria, non riesco a correre neanche per loro, a fatica riesco a coordinare i passi sono come in un forte calo di pressione, non cerco neanche lo sguardo di mia moglie sento la voce non ho reazione, come un robot cammino verso il traguardo. Enrique mi affianca e mi detto FORZA CON LA MENTE CON LA MENTE CORRI CON LA MENTE NON CON LE GAMBE, da quelle parole dopo 10 passi ha incominciato a correre, e ho corso sino all’arrivo dove ho potuto abbracciare tutti i miei sostenitori lasciando la fatica per una grande gioia.
Il tempo e il piazzamento sono stratosferici, non so ancora adesso come ho fatto a farli, pero il cronometro dice 12 ore 17 minuti e 40 secondi piazzandomi al 43 posto.
Ora mi prendo una quindicina di giorni di pausa e poi inizierò a pensare al prossimo obbiettivo.

Stefano